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MILANO-PALERMO, il ritorno

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fede.chicca
view post Posted on 7/12/2007, 08:35




Turi Arcangelo Leofonte, il ragioniere della mafia che collaborò con la giustizia facendo arrestare molti componenti del clan Scalia, esce di galera dopo undici anni di detenzione. Rocco Scalia, il figlio del boss morto in carcere, è deciso a vendicare il tradimento di Leofonte e a recuperare il denaro di suo padre. Per raggiungere il suo scopo rapisce il nipote del ragioniere, conducendolo a forza in Sicilia. Ricomposta la squadra del Questore Aggiunto Nino Venanzio, gli agenti intraprenderanno un lungo viaggio verso sud. Sbarcati sull'isola chiuderanno i conti con Scalia e col passato.
Milano Palermo - Il ritorno è un film che scivola nel parassitismo paratelevisivo, omologandosi ai codici e ai canoni della tv. Non perché Claudio Fragasso sia stato sceneggiatore di prodotti per la tv, piuttosto perché i suoi eroi dell'antimafia, tornati sul grande schermo dopo dodici anni dal viaggio di sola andata, sono (troppo) prossimi agli agenti dei "distretti" di polizia, alle squadre mobili e ai nuclei operativi che si fanno concorrenza sulle reti pubbliche e private.
Dopo Petri, Rosi e Damiani il cinema italiano sembra incapace di ricostruire l'epica partendo dalla cronaca. La squadra di Fragasso è un gruppo di brave persone in prima linea, l'ultimo avamposto della legalità contro la criminalità mafiosa. Mai sottoposti alle insidie della violenza e del desiderio, mai collusi con il crimine, gli agenti sono protagonisti di indagini ortodosse che rassicurano il pubblico. Le scansioni del racconto sono classiche: attentato, paura e smarrimento, poi rabbia, tensione e infine reciproca solidarietà, perché in fondo si tratta di un film d'azione in cerca di un forte coinvolgimento emotivo, incentrato su personaggi niente affatto ambivalenti, figuriamoci estremi.
Indossando il vestito del genere (film poliziesco e film di mafia), il film di Fragasso ri-propone il tema della crisi familiare in un'Italia ferita a morte, dove la giustizia vive confinata nella solitudine e assediata dal tradimento, privilegiando le dinamiche interne a discapito del rapporto conflittuale con l'esterno. Nel viaggio da nord a sud la squadra di Venanzio sostiene padre e figlia, proteggendoli dai pericoli esterni e funzionando da catalizzatore dei loro sentimenti e delle loro tensioni.
Il tema della mafia e della famiglia negata, già ampiamente sviscerato nella Piovra, non aggiunge niente alla comprensione del fenomeno. Cascàmi drammatici da operetta, personaggi che si vorrebbero impregnati di problematiche civili, sociali e politiche, set "avvertibili" (si osservi la sequenza del conflitto a fuoco nelle Terme di Montecatini), musiche empatiche, attori ordinari e "teledipendenti" dovrebbero allarmare lo spettatore, inducendolo al sospetto di guardare al cinema un film conforme (nello stile e nella narrazione) alla programmazione Rai. O Mediaset.
 
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